Mai dire mai troppo tardi

festival ecc..., Varie

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La mia liaison heureuse con il Biografilm Festival di Bologna, nel 2010 si declina nella forma di un disegnatore che dice due parole sul maestro Alberto Manzi, permanente nei ricordi da bambino, quando lo vedeva baluginare sulla tv in bianco e nero.

Conduceva l’incontro Patrizio Roversi, c’erano Alessandra Falconi, Roberto Farnè, Roberto Franchini, Sonia Boni Manzi e altre notevoli presenze.
Davvero due parole le mie. Questi i mie appunti di quel momento emozionato.

800biografilm-su_Manzi2010Disegnava rapido e denso, paesaggi un po’ vuoti, metafisici, omini sperduti. 

Tenendo conto della velocità con cui doveva realizzare i disegni, potremmo dire che c’è qualcosa della grafica di Buzzati, a volte dell’umorismo tenero di Peynet.

E’ curioso cogliere anche qualche similitudine con gli schizzi che Gianni Rodari, quasi suo coetaneo, faceva privatamente. Disegni molto belli, forse influenzati da quelli che il grande Bruno Munari realizzò per i suoi libri, ma che forse sarebbero stati all’altezza della pubblicazione a corredo dei suoi testi.

Gli schizzi se li inventò per vivacizzare la trasmissione. “Se parlo per 20 minuti li addormento“. Meglio disegni, che all’inizio non si capisca di che si tratta, chema che catturino l’attenzione di chi vuol vedere alla fine cosa esce fuori.

Una primissima interattività: il disegno veniva condiviso su una lavagna, con un  gessetto, rapidamente e tutti i follower analfabeti, dai 2000 punti di ascolto sparsi per l’Italia, restavano rapiti.

Mare pino casa nave” le prime parole calligrafate sul foglio bianco, “voi non sapete decifrare questi segni, eppure vogliono dire queste cose“, e la mano rapida col gessetto nero disegnò un mare, un pino, una casa, una nave, “e noi impareremo a capire le parole come capiamo i disegni“. Quel gessetto nero grasso era un disastro per i polsini. Manzi riceveva dalla Rai duemila lire di “indennità camicia” ogni puntata. Unico pagamento, perché “come maestro prendevo già uno stipendio dallo Stato“.

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Gianni Rodari: gli errori non sono nelle parole ma nelle cose  – generazione degli anni ’20

Don Milani: la costruzione di una Italia Civile

il sogno degli anni ’60, l’ignoranza è nemica di tutto, costruire nei bambini la voglia di conoscere. Costruire una tensione cognitiva.

nei romanzi per ragazzi c’è un riscatto che passa per il conoscerci, riconoscerci, alfabetizzarci

si rifiutava di scrivere i giudizi. Il timbro che si fece fare e che usava al posto dei voti: “fa quel che può, quel che non può non fa

Siamo qui per imparare a leggere, ma anche a conoscere noi stessi e il mondo“,(l’esordio nella prima trasmissione)

Su Rai Play c’è un ciclo di sei  brevi puntate su Alberto Manzi. Molto belle, vanno viste. Grazie a chi le ha realizzate e a Marianna Balducci che ce le ha fatte ritrovare.

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Grafica, Illustrazioni, Varie

Sono anch’io fra quelli da sempre affascinati dalle linee di confine. Siano esse lembi 02.700collegaempaticodi imprecisione che corrono lungo gli universi a cui danno vita artisti, pensatori, siano terre di nessuno dove riusciamo a sfuggire all’occhiaccio interiore, il Mordor delle regole e dei sensi di colpa a cui tutti sottostiamo. Salendo ad un livello più superficiale ma 


non troppo, vi inviterei ad affacciarvi con me a quella veranda colorata e piena di voci che è il “flirt”. Questo luogo di colpevole innocenza, visto male da tanti ma in realtà doc

cia benefica per l’ego di tutti, talvolta anticamera di rapporti più stabili. Quando e perché ci si attiva come flirtatori, più o meno seriali, più o meno consapevoli dei rischi che è possibile correre, non sono in grado di trattarlo in questo modesto commento. Quello che in realtà incuriosisce me, umòt in età, disegnatore, è dove scivolano via le ragazze, le donne, a pattinare sul ghiaccio.

Ammettiamolo, noi signori: dopo un ciclo di tre, cinque anni, le nostre compagne, fidanzate o che altro, ne hanno una borsa e una sporta piene di noi. Diventati perfettamente tridimensionali, con tutti i difetti, intolleranze, pigrizie in bella vista ma 29-grandeviaggiatorepurtroppo bidimensionali nel sesso e nelle emozioni, siamo pronti per la di-scarica. Fortunatamente per noi non sempre le nostre donne se la sentono di differenziarci nell’apposito cassonetto. Si trattengono, pure loro schiave di Mordor o del suo luogotenente (la madre impiantata in testa o piantata nel soggiorno, un giorno si e uno no). I figli. Le amiche. Ecco quindi il Flirt, surrogato di ben più corpose libertà, dove la quota di ipocrisia e menzogna che va messa in campo non verrebbe rilevato nemmeno dalla scientifica. Certamente ognuno metterà la sua asticella (evitate qui i facili dopp

i sensi) all’altezza che ritiene, al massimo a cui pensa di arrivare. Nella Veranda del Flirt, Moulin de la Galette della quasi-infedeltà, ognuno allunga le mani, gli occhi, il cuore fin dove crede o può. In fondo è un gioco ordinato, si può partecipare e smettere quando si crede…
Dedico una sequenza di disegni, diciamo cinquanta, a questo confine amato da tutti, con buffonesca ironia, specificamente ai tipi maschili in cui vi siete imbattute o vi potreste imbattere, voi dirimpettaie delle nostre stesse passioni. Cinquanta carte da gioco, cinquanta santini. Gli ho messo un punteggio a seconda di quanto mi sembra arduo avere a che fare col soggetto rappresentato. Potete raccoglierle, sommare le cifr

e, valutare il vostro carnet.
Magari, alla fine, a secondo del vostro punteggio potrei fornire il vostro profilo di “Flirtatrice

 

Ready? Steady? FLIRT!

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Lo Scaraffo Holliday

Clarence, Illustrazioni

900scaraffo(Scaraffo di Pottersville)

Questa anomala evoluzione della Suppella Longipalpa é il primo caso di blattoide incapace di trasmettere malattie batteriche o virali. Non che non lo farebbe volentieri.
Il suo problema sta nell’essere cresciuto in uno dei quartieri più infettivi del mondo virtuale, ovvero Pottersville. In questo particolare ambiente, gli agenti patogeni tipici dello scarafaggio (streptococchi, stafilococchi, virus, funghi, clostridi e salmonelle, protozoi e vermi intestinali) già nei primi giorni di vita dell’insetto, si ammalano loro stessi di forme virulente che esistono solo in questo rione e che non sono ancora state classificate. Le malattie dello scaraffo muoiono quindi fra atroci tormenti lasciando il nostro esemplare libero di crescere sano e robusto. E grazie alle immondizie e alle abitudini alimentari degli abitanti di Pottersville, la blatta cresce veramente tanto: l’esemplare medio arriva generalmente al metro e ottantacinque. Lo scaraffo tenta comunque di comportarsi come l’istinto della sua specie gli suggerisce: dapprima tenta di nascondersi dietro il rivestimento delle pareti, negli stipiti, nei motori elettrici e nelle prese di corrente, nelle macchine del caffé, prediligendo tutti gli ambienti caldo umidi. Preso atto delle oggettive difficoltà dovute alla sua stazza, l’insetto la pianta di fare figure da cretino e si iscrive a qualche corso per body-guard. Nella seconda parte della sua esistenza l’habitat naturale dello Scaraffo di Pottersville diventa quindi il pub, dove passa tutta la giornata senza consumare un granché. Qualche gestore di locale pubblico finisce per farseli amici, in modo da impiegarli come servizio d’ordine soprattutto nelle sere del week-end.
L’insetto di riproduce un paio di volte durante il ciclo vitale, solitamente sui sedili posteriori di una stationwagon. Le uova dello scaraffo vengono subito perse in consegna da assistenti sociali di Clarence City, rassegnati a questa ciclica calamità.
Si conosce un solo caso di Scaraffo di Pottersville colto, tale Andrew G. Farnthworth, che venne adottato da Mr. Henry Potter e sucessivamente divenne il suo avvocato di fiducia.

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