Hack la victoria!

Illustrazioni, Satira, Varie

Istruzioni:
DIventa il nuovo leader del centrosinistra!
Compatta I soggetti sociali sul tuo nome!

Conduci finalmente alla vittoria il PD nonostante D’Alema e Veltroni!
Ti aiuterà nel tuo cammino Margherita Hack, una che non na perso la bussola in questo casino!
Lancia i dadi (due) e avanza: ogni volta che finisci su una casella “Hack!” avanzi ancora degli stessi numeri. Ma attento! Mille trappole e impedimenti costellano l’ascesa di un leader!
Arrivato alla casella 90 avrai vinto e sarai Leader MaxImo. Ma occhio, devi cadere esattamente sulla casella altrimenti torni indietro di tutti i numeri che avanzano. Hack la victoria!

“Gioco dell’Hack”, per diventare i nuovi leader della sinistra italiana. Realizzato per il Misfatto (inserto satiro del Fatto Quotidiano) dell’11/9/11. I testi sono di Stefano Disegni e Riccardo Cascino.

Almanacco del Giorno Uguale

Illustrazioni, Varie, Vignette
Lunedrone

primo giorno della settimana, abituato a sentirsi insultare, scherzare, ironizzare in ogni modo. Mo’ ora si vendica: gli altri sei giorni sono uguali a lui! Fine delle brutte battute sul lunedì.
Santo del Giorno: Sant’Inalto. Precocissimo, già a quattro anni viene colto da momenti di estasi duranti i quali si solleva da terra e si aggira sul soffitto dell’asilo nido. Giovine frate, usa predicare a uomini e bestie spostandosi su una nuvoletta e comparendo all’improvviso sulle loro teste. I superiori dell’ordine notano la sua tenacia: ne’ fionde ne’ cerbottane lo abbattono. Viene quindi eletto Priore e con questo ruolo vola di convento in convento controllando la devozione dei confratelli dalle finestre delle cellette. Si dice che sia lui ad aver pilotato la casetta della Madonna da Nazareth a Loreto, tre ore e mezza da casello a casello. Muore incidentalmente colpito dal Boccino d’Oro trovandosi per errore in mezzo a una partita di Quidditch.
Nell’orto. È l’ora della cicoria: riceve dalle 11:00 alle 11:45. Le gelate possono ancora rappresentare un rischio per i cardi: coprite le verze. Ignorate la lattuga, che ha la tendenza drammatizzare ogni cosa.
Detto del Giorno: drone di sera / la vedo un po’ nera.
Non è finita la Comedia. Hüvasti!
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Martedioso
il giorno in cui andavate al bar a fare un gratta e vinci senza alcuna aspettativa, in cui vi dicevate “ok lunedì non ho fatto molto ma oggi mi ci metto”.

Santo del giorno: San Tedio, martire di se stesso. registrava i propri monologhi noiosissimi su calciomercato, cura del vimpelle, discografia di Luca Carboni, poi li riascoltava. Una volta è morto.

Nell’orto: in questo momento dell’anno potete riempire un mastello d’acqua e segarla in parti uguali. Attenzione ai ligustri. Coprite la fava. Ok che siete in casa ma insomma un po’ di decenza.

Detto del giorno: “oggi tanta quarantena / ma dimàn la stessa pena”.

Non è finita la Commedia. Evivva!

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MERCOLLERICO
Era il giorno della spesa di mezza settimana, la roba fresca e il sacchetto di insalata già lavata. In questo giorno rimbalzavate già qualche proposta-invito per il fine settimana, pregustandovi i due di picche belli corposi del sabato.
Santo del giorno: Sant’Iroso della Bile, protettore dei rosiconi, dei risentiti, dei delatori da balcone. Iroso nacque in una famiglia di devoti pellegrini, appena seienne denunciò i genitori che si erano incamminati verso Compostela, allontanandosi da casa più di 500 metri. Morì travolto dalla maratona di New York, imbizzarritasi all’improvviso.
Fasi lunari: sesto quarto calante in do diesis, momento ideale per potare i ravanelli. Capovolgete i porri. Non invitate lontre per il te’ o quantomeno predisponete ciabattine sull’uscio.
Detto del giorno: “A’ Madonna vol Novena / stu viruss a’ Quarantena”.
Non è finita la Comedia. Ajelulla!

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GIOVEDISPERSO
Anche quando non eravamo così disorientati, questo era il giorno del Grande Inceppo. Mentre spulciavamo le prossime ottanta cose da fare, ci accorgevamo di colpo di averne dimenticate duecentocinquanta dei giorni precedenti. Lo stallo poteva durare ore, fino a quando una arietta da fine settimana iniziava a spirare dalle finestrelle dell’agenda.
Santo del giorno: Santa Afasia, fondatrice dell’Ordine delle Disorientate di Quella Là, la mamma di Quell’Altro, il Boss, dai. Si celebra la sua festa in una data scritta da qualche parte su un post-it.
Lavoretti in cucina: il momento ideale per le confetture di frullato di papero. Allineate i vasetti in una madia in ombra e ben asciutta. Ricoprite di calce viva.
Usanze e tradizioni: oggi vestitevi di giallo, ritrovate la ciabatta che avete perso lunedì, orientate il mucchio della roba da lavare in modo che il feng shui interrompa la puzza.
Detto del giorno: “Se l’april ti sembra scarso / ve’ che merda è stato marzo”.
Non è finita la Comedia. Prosit!

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Venergetico
Il periodo di reclusione improvviso ha causato ad alcuni una prima fase di grande disorientamento, a cui ha fatto seguito però un rimbalzo di grande energia e creatività. Io per esempio durante la quarantena ho: ammaestrato sei gamberetti, ridipinto la tromba delle scale più e più volte, scritto duecentotre poesie, disegnato quarantun albi per bambini però con testi in curdo stretto, noleggiato la mia bici a Zorro, cucinato centomilamille torte, aggiunto le rime alle 203 poesie che prima mi ero scordato. Ma sto bene eh, mai stato così bene. Vado a fare un po’ di free climbing nel guardaroba, a dopo.
Santo del giorno: Santa Presenzia da Strasburgo. Nipote del famoso Johann Gutenberg, crebbe negli agi di una famiglia patrizia e mostrò da subito una predisposizione all’eloquio e alla testimonianza. Giovinetta, iniziò a mostrarsi ogni giorno alle 18:00 in piedi sulla fontana centrale del borgo ove, a gran voce, predicava consigli per la cura del viso e su come oliare correttamente le balestre di casa. In seguito prese possesso di alcuni balconi sulla via principale dove, ad orari differenti, si produceva in: esercizi ginnici, cantate di madrigali, posta del cuore. Nel mercato del giovedì si presentava regolarmente a suonare il suo corno da caccia, avendo qualche dissidio con i venditori di animali vivi. Un parente prelato le scrisse allora una breve lettera che recitava: “anche meno!” Ma la generosità mistica della futura santa era ormai incontenibile: cominciò a comparire in diretta sulle pagine di alcuni codici miniati, mentre le campane della cattedrale suonavano da sole le notifiche dei suoi nuovi collegamenti. Presenzia morì misteriosamente precipitando dal loggiato di San Pietro a Roma, da cui avrebbe voluto donare al mondo una lezione di Yoga Kundalini.
Nell’orto: l’ego incontenibile della bietole fa ombra a tutte le altre verdure, mentre tutta questa disponibilità della catalogna è quantomeno sospetta. E dire che prima della quarantena non c’erano mai nemmeno per due chiacchiere. Per fortuna che c’è il cardo, che da solo si prende il caldo di questo aprile (è il più simpatico che ci sia).
Detto del giorno: a caval donato / viene il sospetto / che sia di Troia.
Non è finita la comedia, áfixi!

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Sabbattuto
Il contrario del Venergetici sono i Sabbattuti. All’obbligo di restare in casa sono inizialmente deflagrati come bombe al fosforo, proponendo tutte le loro abilità attraverso finestre, balconi, social, telefoni. Ma non trattandosi di vero desiderio di regalarsi al mondo, in breve si sono ripiegati in un cupo malumore e oscillano come degli zombi senza dei vivi che portino loro un po’ di allegria e di cervello fresco.
Santi del giorno: San Titrovo e San Titracio, monaci benedettini provenienti dalla Serenissima, avevano studiato assieme i fenomeni di bilocazione di Sant’Antonio ed erano considerati fra i maggiori esperti nell’individuare eventi paranormali. Giunta che fu la peste del 1347, i due eruditi crearono un apparecchio per avvisare parenti e vicini della presenza di un nuovo infetto, basato su un complicato sistema di carrucole, secchi e fagiani. I loro insegnamenti furono tramandati dai seguaci che fondarono l’antica Cattedra del Monitore, tutt’ora attiva. È infatti di questi giorni la proposta giunta da questo centro studi, il contributo tutto triveneto di una app in grado di beccare i fessi a rischio contagio che vanno in giro senza precauzioni. Si chiama I MONI e sarà scaricabile a giorni.
Detto del giorno: occhi belli e capelli color grano / ma sotto la mascherina magari c’è un tafàno.
Non è finita la Comedia, sbohem!

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Domentica
Ho un sogno. Un sogno dove le pagine della mia agenda planning, quelle bianche di tempo, quelle nere di impegni, vivono assieme in pace. Ho un sogno, dove i bambini si levano contro i cento corsi di sport o di musica che massacrano i loro pomeriggi e gridano che si, i bambini hanno diritto di essere tutti ugualmente annoiati. Sogno un Paese dove le riunioni inutili continuano a non tenersi, dove tanta della paccottiglia che producevamo non ricominci ad essere prodotta. Ho un sogno pieno di cose come queste e voglio sognarlo, finché posso dimenticare quale mondo c’era prima della quarantena e quale ci sarà dopo.
Santa del giorno. Santa Smemorina, Fata. Elevata agli onori degli altari nonostante un passato di sospetti legami con ambienti alchemici e per traffico illegale di zucche e carrozze principesche, Smemorina passò l’ultima parte della sua vita a predicare la dimenticanza, il perdono per gli impegni disattesi, per i ritardi ingiustificati. Adorata in ambienti quali aziende ferroviarie e gestori telefonici, compose le Beatitudini del Distratto e morì in odore di santità quella volta che, volando sul suo aereo ricavato da una melanzana sotto incantesimo, scordò che era ormai mezzanotte.
Equilibiro della mente: questi giorni chiedono molto al nostro autocontrollo. Quando dobbiamo starnutire e ci cola il naso sotto la mascherina, ma siamo al supermercato e non possiamo togliere i guanti, anzi, con i medesimi dobbiamo aprire il sacchetto in cui mettiamo la frutta da pesare, ecco, qui serve ricordare l’esercizio con cui abbiamo imparato a distaccare la mente dal corpo, in modo da fluttuare dimentichi dei bestemmioni che le nostre corde vocali stanno autonomamente fonando.
Detto del giorno: Chi va con lo smemorato / dimentica la fine del
Non è finita la Comedia, agur!

700Domentica

Martesissimo
Dimenticate i paciosi martedì di quando la vostra settimana tracagnotta pian piano s’attivava, dopo lo shock del lunedì. Siamo ai tempi del Martesissimo, poche palle: sopravvive chi estrae più velocemente il dito medio. Oggi niente comprensione e niente comprendonio. L’ultimo sapone disinfettante dello scaffale è il vostro orizzonte. Mors tua, flacone mio.
Santo del giorno: Santa Vanesse Lunga, patrona della gente in fila. Partecipò alla perigliosa Crociata dei Buoni (sconto), XIII secolo, armata del solo carrello per la spesa. Spinta da una fede incrollabile e dall’ardente bisogno di rientrare in tempo per Uomini e Donne, travolse infedeli e indecisi della corsia biscotti/merendine. Ancora oggi viene invocata la sua intercessione nei casi più difficili con offerte (almeno del 30%) davanti alle sue immagini sacre. A lei vengono attribuite le miracolose apparizioni di mascherine in alcune farmacie.
Accadde oggi: riferendoci agli ultimi sei martedì: una minchia di niente.
Prendiamoci cura di noi: in questo momento emergenziale, il governo ha pensato ad una app attraverso la quale potete richiede un intervento speciale per i vostri capelli abbandonati all’incuria. Con apposita prenotazione, il presidente Mattarella in persona verrà a sistemarvi il bulbo, lasciandovi anche una copia della Costituzione.
Detto del Giorno: tanto va la gatta al lardo / che si scorda lo scontrino
Non è finita la Comedia, čoskoro sa uvidíme!

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Merconnesso
Oggi scopriamo l’era della riunione perenne, con questa nuova modalità 2020 ma purtroppo con una rete del 1997. Nei mercoledì del passato ci si interfacciava col collega per un meeting sui bilanci, oggi interfacciamo più e più volte il cranio contro lo schermo del pc per la scarsezza della connessione (quindi ci intercraniamo). Le videoconferenze possono iniziare a qualunque ora della giornata e svolgersi per un tempo che forza vigorosamente le regole che Einstein e Hawking si erano presi la briga di fissare. Per affollamento di partecipanti e durata tendente all’infinito, può capitarvi di connettervi su Zoom con un altro voi stesso che però indossa già gli abiti di domani.
Santo del giorno: San Timoteo Senza Campo. Di umili origini contadine, vive una prima giovinezza facendo il gestore di ovini e bovini, ma un giorno riceve la chiamata divina alla vocazione. Il problema è che sente a tratti e inoltre l’immagine di Iddio è frizzata, per cui Timoteo capisce solo le parole: “quantunque” e “otorongo”. Ma non importa: subito si prostra chiedendo altri segni e chiamando il numero dedicato per le informazioni. Purtroppo la musica di attesa è lo spaventoso jingle di Mina sono qui sono là e dopo quasi sessantasei ore così il ragazzo perde il senno e inizia ad avere visioni mistiche. Da quel momento, per tutta la sua breve vita, si reca ogni mercoledì su una piccola altura e cade in trance, circondato da folle sempre più numerose. Egli sostiene di vedere la Fibra, che è proprio lì davanti!. La gente semplice è con lui, accende lo smarfone e aspetta. Ogni tanto un urlo: “ho cinque tacche!” Ma le autorità restano scettiche, i Santi Gestori non ufficializzeranno mai una effettiva presenza della sacra Fibra su quella collina (ne da nessuna altra parte). Oggi nel sito resta un piccolo ripetitore, fatto a mano dai seguaci, con la scritta: Però Timoteo, che Fibra!”.
Galateo in casa: per mostrarvi in videochat, potete curare ovviamente la parte superiore del vostro abbigliamento ma vi sconsigliamo di trascurare completamente la parte inferiore. Potrebbe capitare che dobbiate alzarvi all’improvviso per un grave inconveniente domestico. Sconsigliamo quindi: giarrettiere abbinate a pantofole, boxer con scontati riferimenti erotici, asciugamano in vita, animali domestici a medio pelo, gonnellino di banane alla Josephine Baker.
Non è finita la Comedia, näkemiin!

700Merconnesso

VeNerd
era il giorno in cui andavi a noleggiare una pila di vhs da Blockbuster, chiedevi ottomila lire per la miscela oppure chiamavi direttamente il servizio 222 di picche col telefono. Insomma, iniziavi una cosa che si chiamava finesettimana.
Santo del Giorno: San Obiuano dei Chenobi. Ancor giovane, partecipò alle guerre stellate dell’Impero, ma un giorno una cicatrice luminosa a forma di fulmine lo colpì sulla strada di Gran Burrone e si convertì. Divenne umile fra gli umili, soccorritore dei poveri disturbati, tipo quelli che ti scrivono “come va?” in un messaggio e non stanno nemmeno a vedere se rispondi, ricomparendo in chat dopo ore ed ore.
La voce degli Astri: le Pleiadi piluccano la coda del Gran Ramarro, orientate il gatto verso Orione. il vostro segno zodiacale transita in seconda casa. Viene fermato e la multa arriva a voi.
Saggezza antica: s’usava appendere una vecchia console Nintendo sull’uscio. Si pensava tenesse lontani gorilla, draghi, fantasmi, stregoni e idraulici baffuti.
Detto del giorno: “ne’ di venere ne’ di marte / ne’ di lune ne’ di giove / ne’ di sabato ne’ de mercoe / e infin manco la domenca”.
Non è finita la Comedia. À bientôt!

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Freakazzea

Varie
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Noi giocherelloni dei segni e delle parole a volte sappiamo addomesticare dolori e perdite con sapienti trucchi e sconcertanti balle che raccontiamo a noi stessi e al nostro entourage. La dipartita di Freak Roberto Antoni, sei anni fa, lo confermo qui, oggi, non l’ho mai elaborata come si deve. Eravamo amici ma certo non intimi, abbiamo unito dei puntini sulla mappa complicata della musica e di Bologna, e presso quei puntini ci siamo a volte fermati assieme a fare due chiacchiere, con il lucido trafalgare che ci contraddistingueva. Un po’ di tempo dopo che Freak aveva fatto su armi e bagagli, l’amica giornalista musicale (a altro) Daniela Nardis Amenta (“Pina Boxer” per il Fancléb di LMT, tessera nr.21, a riprova del suo amore della primissima ora ) mi chiese un ricordo personale del geniale Roberto. Buttai giù la paginetta d’un fiato, cercando di imprigionare lì dentro il grosso magone. Il testo uscì nel libro di Daniela del 2017 “FREAK OUT – Freak Antoni, psicofisiologia di un genio” (Compagnia Nuove Indye Editore) assieme ad altre testimonianze, interviste, ricostruzioni della sua vicenda umana e artistica. Con il volume un prezioso allegato: cd con 10 brani, quasi tutti postumi, con libretto e confezione degnissima. Se avete amato Freak Astro Beppe Antoni, dovreste cercarvelo, quest’ultimo capitolo che completa la sua storia di autore e cantante, assieme al libro, che considero una delle cose migliori mai uscite ad omaggiare il Nostro. Qui di seguito trovate il mio testo. E un po’ di altre cose. E si, il magone c’è ancora.

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il ricordo di Roberto Grassilli illustratore, fumettista e musicista aka Phil Anka nei Lino & i Mistoterital
(da “FREAK OUT” di Daniela Amenta, 2017 Look Studio Editore)

Freak, ci fai un autografo? Qui su questa foto ufficiale di Enzo Tortora? Guarda Freak, abbiamo questo demo, ti va di ascoltarlo? Cantiamo davvero malissimo!” “Nessuno canta male come Freak Antoni”, ci rispose in via Zamboni che sarà stato il 1982. Eppure si poteva: avevamo peggiorato una canzone degli Skiantos modificandola in Sono rotto, sono gretto… È normaTe. Un paio di anni dopo, lui parlava bene di noi ad ogni occasione e noi, frenetici, tirfulgidi, lanciatissimi nelle nostre armature rockettare anni ‘80, non potevamo spiegare al tenerissimo Antoni che essere connessi al “demenziale” ci pareva sempre più il bacio della morte. Una sorta di prigione a forma di settantasette bolognese.


1507620_10151990477158935_554593570_nGli si voleva bene e basta, al Freak che a sua volta amava persino il nome della nostra band ed era deliziato dai titoli dei nostri album, come Bravi Ma Basta e Sbagliandosi in Para. Ci indicava come evoluzione della scena di cui lui era stato uno degli iniziatori. Su quella scena lo avevamo incrociato, dentro, fuori, dietro le quinte e tutte le volte aveva una giacchetta diversa: Freak coi capelli dritti a una rassegna rock in culo all’Abruzzo, Astro Vitelli in una compilation di band improbabili fatte, quasi tutte, da figuri che conoscevamo, Roberto Antoni poeta alla Festa Nazionale di Cuore, Beppe Starnazza a celebrare il momento avangua
rdista di fumetti-arte-musica che ci fu a Bologna all’inizio degli anni ‘80. Ma anche, più intimamente, ad inaugurare il primo parco Lennon d’Italia, a portare le nostre piccole primogenite sui gonfiabili progressisti di quartiere, la domenica pomeriggio. In salette prova sgamberlatissime… A casa sua, ad aspettarlo nel salottone assieme a Dandy, mentre la nonna gli intimava di uscire dal bagno.

Alzava le sopracciglia, era in costante imbarazzo e sembrava scusarsi lui per quello che attendeva tutti noi, suoi scombinati fratelli minori: per la tetragona ottusità di molto dell’ambiente musicale, per le istituzioni indifferenti, per le radio e le tv sorde e lontane. Forse persino per le spie che non funzionavano mai, sul palco.

Ci stava male, Freak, un po’ per tutti. Poi è stato male davvero. Averlo incontrato l’ultima volta su un palcobeppestarnazzascenico, per di più in Piazza Maggiore, è stato cinematografico in modo insopportabile. Cantavo due brani di Dino Sarti, in dialetto petroniano, accompagnato dagli Skiantos che peraltro si esibivano nella celebre piazza bolognese per la prima volta. Celebravamo a modo nostro il cantautore che aveva intrattenuto la città per molti anni, a ferragosto, proprio come quella sera. Non sapevamo che stavamo officiando anche altro, in realtà. Tutto sommato, la situazione aveva la sua bella quota di demenziale. Roberto Freak Antoni arrivò, magrissimo, macilento, mi fece molta impressione. Due ore dopo si mangiava il pubblico con una esibizione da grande professionista. “Approfittando di un vuoto di potere, stasera gli Skiantos hanno preso Piazza Maggiore…”.

Tanta fatica per scappare dai lacrimogeni del ‘77 ed eccoci qui.

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Intervista / Corriere Romagna 22/12/19

Grafica, Illustrazioni, Varie

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Oggi è arrivato un bel regalo sotto l’albero del mio Studietto: una paginona, tanta attenzione dal Corriere Romagna, grazie alle parole gentili di Carla Dini, che ringrazio. Questa intervista è nato dopo l’incontro con i ragazzi di un istituto superiore di Rimini, durante il quale, Marianna Balducci ed io, ci raccontavamo e commentavamo un progetto di queste classi, geniale e sorprendente in più parti. La cosa che per me resta sempre estremamente interessante è il tema stesso di questo articolo: gli inneschi dovuti agli incontri, le intuizioni che nascono da cose che apparentemente non c’entrano nulla. Quegli studenti avevano prodotto dei video partendo dall’osservazione del nostro lavoro di illustratori e grafici, le domande che ci hanno rivolto dal vivo in libreria sono in parte quelle che trovate nell’articolo. E a due passi dalle Feste mi fa un effetto pacificatore, fra i tanti soprassalti di cui il nostro percorsi è disseminato, leggere questa “letterina natalizia” delle buone intenzioni passate (ma anche future!), come quei paesaggi che visti da distante appaiono maggiormente in armonia. Potrei scrivere qui un post eterno, se vi raccontassi quante diramazioni partono da quel che è contenuto in questo foglio di giornale: vedete le immagini con i Beatles, che sono in una mostra, che nacquero per un libro. che mi chiese un amico, che amava Lino e i Mistoterital… La foto me l’ha scattata Marianna, mentre la “Ballerina” dell’altro scatto è composta su un muro (verde) della Casina Verde. E dato che qui dentro c’è un po’ di tutto, da Londra a Rimini, dalla carta alla Rete, dalla matita al microfono, facciamola sporca e sentimentale fino in fondo. Auguri di un felice Natale a chi è connesso a me, fino alle più lontane diramazioni! Dopodiché c’è solo un campanello e delle ali guadagnate, e la conclusione lasciata giustamente a Tiny Tim: “God bless us, every one!”

Mai dire mai troppo tardi

festival ecc..., Varie

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La mia liaison heureuse con il Biografilm Festival di Bologna, nel 2010 si declina nella forma di un disegnatore che dice due parole sul maestro Alberto Manzi, permanente nei ricordi da bambino, quando lo vedeva baluginare sulla tv in bianco e nero.

Conduceva l’incontro Patrizio Roversi, c’erano Alessandra Falconi, Roberto Farnè, Roberto Franchini, Sonia Boni Manzi e altre notevoli presenze.
Davvero due parole le mie. Questi i mie appunti di quel momento emozionato.

800biografilm-su_Manzi2010Disegnava rapido e denso, paesaggi un po’ vuoti, metafisici, omini sperduti. 

Tenendo conto della velocità con cui doveva realizzare i disegni, potremmo dire che c’è qualcosa della grafica di Buzzati, a volte dell’umorismo tenero di Peynet.

E’ curioso cogliere anche qualche similitudine con gli schizzi che Gianni Rodari, quasi suo coetaneo, faceva privatamente. Disegni molto belli, forse influenzati da quelli che il grande Bruno Munari realizzò per i suoi libri, ma che forse sarebbero stati all’altezza della pubblicazione a corredo dei suoi testi.

Gli schizzi se li inventò per vivacizzare la trasmissione. “Se parlo per 20 minuti li addormento“. Meglio disegni, che all’inizio non si capisca di che si tratta, chema che catturino l’attenzione di chi vuol vedere alla fine cosa esce fuori.

Una primissima interattività: il disegno veniva condiviso su una lavagna, con un  gessetto, rapidamente e tutti i follower analfabeti, dai 2000 punti di ascolto sparsi per l’Italia, restavano rapiti.

Mare pino casa nave” le prime parole calligrafate sul foglio bianco, “voi non sapete decifrare questi segni, eppure vogliono dire queste cose“, e la mano rapida col gessetto nero disegnò un mare, un pino, una casa, una nave, “e noi impareremo a capire le parole come capiamo i disegni“. Quel gessetto nero grasso era un disastro per i polsini. Manzi riceveva dalla Rai duemila lire di “indennità camicia” ogni puntata. Unico pagamento, perché “come maestro prendevo già uno stipendio dallo Stato“.

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Gianni Rodari: gli errori non sono nelle parole ma nelle cose  – generazione degli anni ’20

Don Milani: la costruzione di una Italia Civile

il sogno degli anni ’60, l’ignoranza è nemica di tutto, costruire nei bambini la voglia di conoscere. Costruire una tensione cognitiva.

nei romanzi per ragazzi c’è un riscatto che passa per il conoscerci, riconoscerci, alfabetizzarci

si rifiutava di scrivere i giudizi. Il timbro che si fece fare e che usava al posto dei voti: “fa quel che può, quel che non può non fa

Siamo qui per imparare a leggere, ma anche a conoscere noi stessi e il mondo“,(l’esordio nella prima trasmissione)

Su Rai Play c’è un ciclo di sei  brevi puntate su Alberto Manzi. Molto belle, vanno viste. Grazie a chi le ha realizzate e a Marianna Balducci che ce le ha fatte ritrovare.

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Grafica, Illustrazioni, Varie

Sono anch’io fra quelli da sempre affascinati dalle linee di confine. Siano esse lembi 02.700collegaempaticodi imprecisione che corrono lungo gli universi a cui danno vita artisti, pensatori, siano terre di nessuno dove riusciamo a sfuggire all’occhiaccio interiore, il Mordor delle regole e dei sensi di colpa a cui tutti sottostiamo. Salendo ad un livello più superficiale ma 


non troppo, vi inviterei ad affacciarvi con me a quella veranda colorata e piena di voci che è il “flirt”. Questo luogo di colpevole innocenza, visto male da tanti ma in realtà doc

cia benefica per l’ego di tutti, talvolta anticamera di rapporti più stabili. Quando e perché ci si attiva come flirtatori, più o meno seriali, più o meno consapevoli dei rischi che è possibile correre, non sono in grado di trattarlo in questo modesto commento. Quello che in realtà incuriosisce me, umòt in età, disegnatore, è dove scivolano via le ragazze, le donne, a pattinare sul ghiaccio.

Ammettiamolo, noi signori: dopo un ciclo di tre, cinque anni, le nostre compagne, fidanzate o che altro, ne hanno una borsa e una sporta piene di noi. Diventati perfettamente tridimensionali, con tutti i difetti, intolleranze, pigrizie in bella vista ma 29-grandeviaggiatorepurtroppo bidimensionali nel sesso e nelle emozioni, siamo pronti per la di-scarica. Fortunatamente per noi non sempre le nostre donne se la sentono di differenziarci nell’apposito cassonetto. Si trattengono, pure loro schiave di Mordor o del suo luogotenente (la madre impiantata in testa o piantata nel soggiorno, un giorno si e uno no). I figli. Le amiche. Ecco quindi il Flirt, surrogato di ben più corpose libertà, dove la quota di ipocrisia e menzogna che va messa in campo non verrebbe rilevato nemmeno dalla scientifica. Certamente ognuno metterà la sua asticella (evitate qui i facili dopp

i sensi) all’altezza che ritiene, al massimo a cui pensa di arrivare. Nella Veranda del Flirt, Moulin de la Galette della quasi-infedeltà, ognuno allunga le mani, gli occhi, il cuore fin dove crede o può. In fondo è un gioco ordinato, si può partecipare e smettere quando si crede…
Dedico una sequenza di disegni, diciamo cinquanta, a questo confine amato da tutti, con buffonesca ironia, specificamente ai tipi maschili in cui vi siete imbattute o vi potreste imbattere, voi dirimpettaie delle nostre stesse passioni. Cinquanta carte da gioco, cinquanta santini. Gli ho messo un punteggio a seconda di quanto mi sembra arduo avere a che fare col soggetto rappresentato. Potete raccoglierle, sommare le cifr

e, valutare il vostro carnet.
Magari, alla fine, a secondo del vostro punteggio potrei fornire il vostro profilo di “Flirtatrice

 

Ready? Steady? FLIRT!

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In questa pagina trovi le gallery da cui puoi scegliere le stampe.
Ogni stampa é siglata con una lettera diversa.
Nel pacchetto puoi mettere due illustrazioni di Mary Balducci (cm 12 x 17) e una di Rob Grassilli (di dimensioni varie, vedi cliccando sulle immagini).
Nella mail che ci invierai dovrai quindi scrivere, ad esempio:

“MaryBalducci M + Marybalducci H + RobGrassilli V

Manda il tuo ordine a merryprintmas@gmail.com

ti risponderemo subito fornendoti i dati bancari ove effettuare
il bonifico (60 euro ogni pacchetto richiesto + spese di spedizione, se non sei di Rimini).
Appena ci manderai la conferma del tuo pagamento ti invieremo
il pacchetto tramite corriere.
 

MaryBalducci gallery

RobGrassilli gallery

hai scelto? scrivi subito che pacchetto desideri a
merryprintmas@gmail.com

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Suggerimentipacchetti proposti dagli artisti loro stessi medesimi!

sito personale di Marianna Balducci

portfolio online di R:ob Grassilli

 

 

 

 

 

 

 

Varie

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Illustrazioni, Varie

Palla benefica 2014

Varie

Ho fatto questa Palla per Albero di Natale che contribuirà a una inziativa benefica:

“Il 7 dicembre si inaugurano le festività con l’addobbo degli alberi di Natale da parte delle scuole che partecipano al progetto Borgo Natale per A.R.O.P. (ass. riminese di oncoematologia pediatrica). Alcuni artisti riminesi e altri noti personaggi legati al borgo, hanno creato palline d’autore per le quali ci sarà un battitura all’asta domenica 21 dicembre. Tutto il ricavato sarà devoluto ad A.R.O.P.”

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